sabato 20 aprile 2019

Blog Tour "Quando il fine giustifica i mezzi"

Oggi partecipo al Blog Tour del libro Quando il fine giustifica i mezzi, una serie di racconti di vari autori e autrici.


Ho fatto una breve intervista alle due autrici dei racconti che ho letto per il Review Party.


La prima è Cristiana Meneghin ed eccovi le sue risposte:

1) Quando hai iniziato a scrivere?

Buongiorno a tutti
Per prima cosa tengo a ringraziare per l’interesse che mi avete dimostrato e per avermi
concesso questo spazio e ora veniamo a questa difficile domanda.

Direi che per risponderti sinceramente devo fare una differenziazione, infatti posso dire in
primo luogo di aver iniziato a scrivere da giovanissima, fin dai tempi delle elementari, tenevo
diari segreti e scrivevo storie ispirate ai cartoni animati e ai fumetti che ho sempre adorato.
Tuttavia se per scrivere intendiamo lo scrivere per pubblicare è molto recente questa mia
attività e risale al dicembre 2016, anno del mio esordio e con il romanzo fantasy “Ananke”
primo volume de “La Saga delle Gemme dell’Eubale”, ad esso è seguito “Artemisia” (2017),
il rosa “L’Ultima Notte al mondo”, “Eterno” (2018) scritto a quattro mani con il mio editor
Maura Radice ed “Eros” (2019) ultimo volume de “La Saga delle Gemme dell’Eubale”.

2) Come è nata l’idea di questo racconto e quella della Dea Gaia?

Come tutti i miei romanzi anche questo racconto è nato così per caso, talvolta mi basta
ascoltare la musica, altre delle immagini che mi turbano, altre passeggiando per strada…
Nel caso del racconto “L’amore di Gaia” ho avuto ispirazione da un periodo di grande siccità
e una serie di incendi che hanno coinvolto la mia regione, il Piemonte.

3) Perché proprio un racconto futuristico?

Non definirei “L’amore di Gaia” un racconto del tutto futuristico, per due motivi: il primo è
purtroppo non so quanto possa realmente essere futuristico, i cambiamenti climatici sono
sotto gli occhi di tutti e molti popoli del nostro pianeta già lottano tutti i giorni per la ricerca di
acqua e cibo.
Inoltre a mio avviso “L’amore di Gaia” può rientrare nel genere distopico e a questo punto ti
ringrazio molto per questa domanda, perché mi ha permesso di fare una sorta di annuncio di
quella che sarà la mia futura carriera letteraria.
“L’amore di Gaia” ha ripreso quello che già in “Ananke” c’era anche se in forma non così
evidente, ovvero questo carattere di distopia ed è proprio merito di questo racconto e del
mio editor se io ho capito che tra tutti i vari generi letterari è proprio questo quello che io
voglio analizzare, ovvero la narrativa per ragazzi di stampo fantasy, questo è quello che mi
viene da scrivere in modo naturale e credo che sarà proprio questo che farò nel mio
prossimo futuro.


Ora è il turno di Donatella De Filippo

Cosa provi quando scrivi?

 Tutto ciò che sto vivendo è un’esperienza che, ogni giorno, mi regala emozioni forti e ringrazio Maura Radice e le mie colleghe di redazione per questo, e anche te pechè mi dai l’opportunità di parlarne. Detto questo, penso che “il leggere” e “ lo scrivere”, di per se, provochino delle forti emozioni, a volte contrastanti tra loro, un libro può non piacere o scrivi qualcosa che agli altri non arriva, ma nasce sempre dalle emozioni che vivi. Per me, in questo caso, scrivere è stato terapeutico, come un rinascere dalle ceneri, rimettere ordine nella mia vita, scavare dentro me stessa per cercare quella parte di me tenuta nascosta, che ancora, poteva dare qualcosa. E ho scoperto che avevo tanto da dire e da trasmettere, magari aiutando gli altri a capire che si può riemergere da noi stessi per fare qualcosa d ‘importante per noi e per gli altri.

Com’è nata l’idea di questo racconto?

In verità, in mente mi frullavano due soggetti. Amo molto gli animali, ho tre cani e due gatti e pensando a loro, desideravo  scrivere una favola educativa per i bambini poi mi sono lasciata trasportare dalla mia esperienza di vita. Da 25 anni accompagno mia figlia Benedetta( il nome non è casuale)nel suo viaggio straordinario ma anche molto faticoso nel superare problemi fisici e legati a sindromi da difficoltà di apprendimento(DSA)e iperattività. E’ stato entrare in un mondo parallelo, difficile all’inizio, da metabolizzare, mi ha stravolta e travolta come un fiume in piena ma anche pieno di momenti meravigliosi che mi hanno insegnato  a dare valore alle cose importanti, sono cresciuta con lei, e ho visto che la vita pur se guardata con altri occhi è bellissima.. È stato un percorso difficile, costellato da episodi di bullismo pesanti da digerire, Ogni piccolo risultato raggiunto lottando contro tutti e tutto ma alla fine Benny, grazie al suo meraviglioso carattere, si è laureata, si è abilitata, lavora con gli emigrati, insegna loro a integrarsi. Raggiungere questi risultati non è stato facile, spesso torniamo indietro con la memoria, ma ci guardiamo e come Miriam con Valeria, battiamo il cinque e sappiamo che ce l’abbiamo fatta. 

Come mai proprio la storia di una ragazza che si deve rapportare con l’autismo.?

Ho insegnato Ed Fisica per 38 anni nei licei e ho allenato ragazzi per anni, li conosco molto bene e so quali sono le loro reazioni e la loro mentalità, ma sono stata anche una studentessa e ora anche mamma. Raccontare il mondo dei ragazzi attraverso gli occhi di Valeria è stato automatico. Il loro è un mondo apparentemente facile, per sentirsi unici e importanti hanno bisogno di omologarsi al branco, è come dire, “ sono qualcuno se sono come gli altri” e quando si scontrano con realtà diverse , cadono nell’indifferenza perché hanno paura. Non sono educati dai genitori a pensare che siamo tutti unici nella nostra diversità. Di Valeria, Giulio, Marco sono piene le aule delle nostre scuole cosi come di Miriam, che altro non è se non la nostra coscienza. Il mondo dell’autismo come quello dei ragazzi che devono partire da mano di zero per avere una qualità della vita più giusta, è un mondo di significati nascosti, troppo facile quando tutto va bene, non lo è quando devi “metterti in ascolto” e capire che ci sono altri modi comunicare e si può vivere tutti insieme rispettandosi e amandosi. Mi auguro che nel mondo ci siano tante come Valeria.


 

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