Ho letto per voi il libro di Micol Manzo “Touch my heart”.
La prima cosa che Aponi
vede, quando riprende conoscenza in una capanna ai piedi del monte Bosavi, sono
degli occhi neri come il cuore della foresta, cupi come lo è l’uomo cui
appartengono: Obei, un individuo minaccioso coperto da tante cicatrici quanti
sono i suoi muscoli guizzanti. Non ricorda perché si trovi tra i Kaluli, un
popolo che non conosce, a eccezione della loro lingua. Un popolo propenso a
invadere la sua sfera personale, mettendo a dura prova la sua paura di essere
toccata da altre persone. Se da una parte i Kaluli si mostrano gentili e
ospitali con lei, dall’altra Obei fa di tutto per renderle un incubo
l’esperienza nella foresta. Ma Aponi non è disposta a sottostare al volere di
quell’uomo autoritario che pare odiarla con tutto se stesso. Così, con il
passare dei giorni, la contesa tra i due si fa sempre più ardente,
trasformandosi in desiderio, un sentimento ancor più pericoloso
dell’odio.
Una
storia originale, molto carina, che mi ha catturato. All’inizio non capivo bene
dove fosse ambientata, ma poi, pagina dopo pagina, mi ha conquistata:
l’ambientazione favolosa, due protagonisti all’opposto e un amore da capire.
Aponi
è una ragazza semplice, che ha preso la sua passione per le civiltà sconosciute
dai suoi genitori. La caratterizza la sua schiettezza, il fatto che non riesce
a mentire e tantomeno a nascondere i suoi sentimenti, le sue emozioni.
Obei
è taciturno, scontroso, schivo e non da confidenza a nessuno, solo gli altri
membri della tribù riescono ad avvicinarlo. Grazie ai Kaluli Aponi riesce a
comprendere meglio cosa rende Obei un uomo così tosto.
Un
amore che nasce piano tra le bellezze della foresta, tra incomprensioni, tiri
mancini e avvenimenti che mettono alla prova la forza di Aponi.
Romantico
sul finale, avrei preso volentieri a schiaffi Obei in più occasioni:
Mi afferrò il mento in una morsa, facendomi quasi male, e sibilò a pochi centimetri dalle mie labbra: «Non ti devo legare a me. Tu sei già mia». «Prima cerchi di uccidermi, poi mi dici questo. Perché?» Mi si chiuse la gola. «Perché? Cos’è cambiato?» Inspirai profondamente e il mio petto si sollevò, così come la sua mano ancora premuta sul mio seno. La scansai stizzita e le vene del suo avambraccio si gonfiarono, quando poggiò le dita a terra vicino al mio fianco. «Perché mi tratti così?» Non mi rispose, allora continuai agguerrita, anche se sentivo gli occhi bruciare. «Per te sarà divertente, ma io sono stufa di tutto questo.»Premetti i palmi sui suoi pettorali, spingendolo indietro, e approfittai della sua sorpresa per tirarmi in piedi.
Obei non è l’uomo classico che si
trova nei libri, non usa modi gentili con Aponi, non è abituato a essere
comprensivo o dolce, lui è l’uomo di una tribù e si comporta come gli è stato
insegnato, anche se a noi può sembrare un po’ fuori luogo.
Un bellissimo finale mi ha
conquistata lo devo ammettere. Mi sono emozionata soprattutto in quelle ultime
pagine, per il resto una storia molto diversa da quelle lette fino ad ora.
Faccio i miei complimenti a Micol e
assegno al suo libro 4 stelle.
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