Genere : romanzo storico
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Trama/Sinossi
L’opera è un romanzo storico
ambientato nella città di Caltanissetta nel momento in cui essa è il centro
mondiale dello zolfo, la grande storia dell’Indipendenza dell’Italia e
dell’economia basata sull’estrazione dello zolfo fanno da sfondo alle vicende
sociali e umane di due classi sociali: quelle degli zolfatari e delle loro
donne, che lottano duramente per sopravvivere in condizioni di vita e di lavoro
disumane e aberranti e dei nobili padroni delle miniere che gestiscono la
ricchezza e governano le povere, disperate dei “diavoli della pirrera”.
Molte storie s’intrecciano con il
loro carico di sofferenza e umanità, esseri umani schiacciati dalla povertà
assoluta e dalla disperazione, che si ergono a titani e non arretrano davanti
al dolore, alla crudeltà del reale e rispondono alla vita con coraggio e forza
sorprendenti. Ci sono uomini che le convenzioni sociali stigmatizzano e
costringono a scelte di vita senza scampo, senza libertà.
Protagonista è Cecilia eroina
tragica che spicca prepotentemente per la
sua bellezza d’animo, la sua capacità d’amore abnegazione per la famiglia, per la sua capacità di sognare
oltre il reale e che accetta la prigionia di un amore dorato per sfuggire
all’abbandono, alla solitudine, ai
pregiudizi che la avvolgono in una comunità becera e incapace di condivisione,
troppo oppressa dalle sofferenza di una vita meschina, simbolo di tutte le
donne che in ogni epoca, compresa la presente, sono abbandonate e scelgono di
perdersi ,rinunciando a ciò che hanno di più caro, i figli.
Cecilia sa che un uomo può
trasformarsi da diavolo in angelo attraverso le mani di una donna sapiente e
che sappia prendersi cura di lui, non solo in modo materiale, ma dandogli amore
e donandosi a lui.
Cecilia è sola in un mondo dove
l’anello debole è la donna, dove quando una donna non ha un uomo a proteggerla,
può solo diventare una prostituta. La sua bellezza particolare, diversa, quasi
regale e la sua furbizia arguta, nonché la sua intelligenza operosa, la rendono
appetibile agli occhi del barone che lei incontra e seduce quando è poco più
che una bambina.
Il destino poi, combina le carte e
lei diventa la preferita del Barone che diventa il suo Nonò. Cecilia cerca di
evitare questa scelta, ma la via è segnala e a lei non resta che tentare si
avere una vita vivibile concedendosi a quest’amore che la conquista, ma che
porta con sé il dolore più grande, quello del dover rinunciare ai figli nati da
tale unione. L’intreccio assorbe per il turbinio degli eventi, per il continuo
cambio di azione e di situazione, per i capovolgimenti, che non coinvolgono
solo Cecilia, ma tutto il mondo che è intorno a lei sia umano che storico.
La scrittura è veloce e curata nei
particolari, crea immagini vivide e forti che nella mente del lettore diventano
come scene da un film.
La storia narrata ha la sua fonte in
una storia vera, realmente vissuta, i personaggi sono realmente esistiti e
l’impianto della cornice è storicamente circostanziato e corrispondente al vero
storico. Ciò che, invece, è frutto della creatività dell’autrice, è la
ricostruzione della storia d’amore, che pur essendo realmente esistita,
nell’evolvere dei fatti, è frutto della fantasia narrativa dell’autrice e della
narrazione orale di chi è stato realmente a contatto con i protagonisti.
Biografia
autrice
Lucia
Maria Collerone ha 54 anni. Insegnante di lingua inglese in una scuola
superiore; è PhD in Scienze cognitive e ricercatrice sui Disturbi Specifici
dell’Apprendimento. Vive a Caltanissetta con il suo Totò con il quale è sposata
da oltre 30 anni. Ha tre figli ed è nonna di Gioia una meravigliosa bimba di
quasi 7 anni. Questo è il suo terzo romanzo. Il primo “Lungo il cammino” ha
vinto il premio Cimitile sezione inediti nel 2003 ed è stato pubblicato da
Guida editore (fuori catalogo in self sui principali store e on demand in
libreria); il secondo è un romanzo Young adult sulla dislessia dal titolo “200
giorni. La dislessia tra i banchi di scuola e le pieghe della vita” edito per
Arethusa Editrice (To) nel 2010 e disponibile in self publishing su Amazon.
Scrive anche romance che sono la sua passione perché cambiare il mondo bisogna
iniziare dalle donne. Il suo ultimo romance passio “La “Terra di Gelsomina” è
su Kobo.
Curiosità su “L'amore brucia come
zolfo”
Ho conosciuto questa storia dalla
viva voce di una delle persone che l'hanno vissuta, una discendente di Cecilia.
Avevo 17 anni e non sapevo niente di miniere di zolfo nè di quel periodo della storia della mia città.
Era una storia così triste che la lasciai seppellita i sotto il trascorrere
della mia vita,ma iniziai a fare ricerca storica sulle miniere. Nel 2000 dopo
17 anni, quando la persona che me l'aveva raccontata morì, sentii il bisogno di
scriverla perchè non venisse dimenticata e taciuta. Ci sono voluti altri 17
anni perchè la pubblicassi. Moltissime donne in quei terribili tempi, subirono
il destino di Cecilia e nessuno ne ha mai parlato.La sua storia è uguale a
quella di tutte le donne di ogni tempo e luogo che,senza nessuno che si prenda
cura di loro devono abbandonare i frutti migliori della loro esistenza e
perdersi. Volevo riscattare il suo nome e lavaro dall'ignominia che l'avvolgeva
e restituirle un poco dell'amore dono che non ha mai ricevuto. Chi legge la sua
storia non può che amare Cecilia è tutte le donne eroine dell'amore come lei.
Questa è una seconda edizione; la prima in self, pubblicata l'anno prima, ha
ricevuto ottine critiche e recensioni e ha trovato la casa editrice che l'ha
reso edito dopo 17 mesi dalla prima pubblicazione.
Estratti
Il Barone Ferdinando M. Tremò e si
rituffò nei profondi occhi verdi di quel giovane uomo adirato. Sentì una morsa
al cuore, un piacere sottile, una paura folle. Sì infilò in quelle fibre di
vetro e, cercando appoggiò nella carrozza, disse:
“Salvatore, tu sei Salvatore…”.
Aveva un profumo dolce, di mandorla,
e Cecilia si calmò. Ferdinando si staccò da lei e le prese la mano. La portò
sotto il fico e sedettero a terra, Uno vicino all'all’altra.
“Dove sei stata Cecilia, perché sei
andata via”, chiese con un filo di voce Ferdinando.
“Sono scappata via da voi, Signore.
Provavo questo desiderio di stare con voi, e pensai che non era giusto, così me
ne andai, ma la vita mia ha riportato da voi, ed eccomi!”, disse semplicemente
lei.
“Non chiamarmi Signore, ti prego. Ferdinando,
il mio nome è Ferdinando”, disse stringendole le mani.
“Quanto è lungo il vostro nome!”,
sussurrò sorridendo Cecilia.
“Farmene uno tu di nome, Uno che ti
piace, e tu mi chiamerai sempre così” propose il giovane con le parole che
sorridevano.
“Nonò” disse dopo averci pensato
solo un poco.
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